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Nel caso di acquisto successivo alla data di emissione, sul mercato regolamentato, a un prezzo sotto la pari, la differenza tra costo di acquisto e prezzo di vendita o rimborso è quindi da considerarsi totalmente quale reddito diverso, capital gain, così come definito ai sensi dell'articolo 67 del Tuir. Il lettore ha la necessità di compensare numerose minusvalenze pregresse, in carico presso l'intermediario, con cui ha in essere un conto deposito titoli in regime di risparmio amministrato; chiede quindi se l'acquisto sul mercato dell'obbligazione suddetta produrrà redditi finanziari che permetteranno il successivo utilizzo ai fini della compensazione delle minusvalenze.
La risposta alla domanda del lettore deve intendersi, quindi, in senso positivo, in quanto l'eventuale differenza tra costo di acquisto e prezzo di rimborso/vendita dello strumento finanziario in questione, genera plusvalenza capace di compensare le minusvalenze già esistenti alla data di generazione del reddito. Si ricorda, inoltre, che in caso di conto deposito titoli in regime di risparmio amministrato sarà l'intermediario stesso a occuparsi totalmente degli aspetti fiscali inerenti la compensazione delle minusvalenze con le plusvalenze ottenute in data posteriore alla nascita del credito d'imposta, sollevando l'investitore da tutti gli obblighi dichiarativi e di versamento dell'imposta sostitutiva.
Il dubbio sul BTpi 2014 quando c'è deflazione
I BTpi hanno un prezzo di mercato al quale viene aggiunta l'indicizzazione: per esempio il BTpi 2014 quota a 97 ma l'indice è a 112 sicchè oggi pago 97+12 per ricevere a scadenza 100 + l'indice (per esempio 20). Mi sorge però un dubbio: nel presupposto che si affronti un periodo di deflazione (prezzi in calo anziché in crescita) è possibile che alla scadenza mi venga pagato un indice di 110 quando invece all'acquisto ho pagato 112? Oppure male che vada essendo già maturato un indice di 12 lo stesso non varia in negativo e pertanto si considera acquisito?
G.S - (via e-mail)
Come giustamente segnalato dal lettore, i BTpi hanno una particolare indicizzazione che influenza sia la cedola sia il nominale pagato al momento della negoziazione (e anche quello rimborsato a scadenza). A questo riguardo però - segnala la società di consulenza indipendente JC&Associati – l'incremento dell'inflazione è un valore che viene moltiplicato e non sommato al prezzo secco e alla cedola del titolo. Se per esempio l'indice (che è calcolato mensilmente) passa da 100 a 110, l'incremento di inflazione è pari al 10% è quindi anche il prezzo di compravendita (e le cedole future) sono aumentati del 10%. Nel caso del BTpi 2014, quindi, che ha una cedola iniziale del 2,15% si passerebbe al 2,15% x 110% = 1,37% mentre il prezzo "secco" di 97 comporterebbe un esborso di 97 x 110% = 106,7.
Il "prezzo secco" normalmente visibile sui giornali non incorpora l'aggiustamento relativo all'inflazione (allo scopo di consentire una più immediata possibilità di confronto tra titoli diversi); il prezzo "tel quel", invece, quello effettivamente pagato dall'investitore, è normalmente visibile solo analizzando la contabile di acquisto.
Tornando alla domanda del lettore è corretto sostenere che, acquistando un BTpi in un tempo successivo alla data di sottoscrizione, il titolo incorporerà tutto l'aumento dell'indice dei prezzi dalla sua nascita al momento dell'acquisto. Questo aumento, che si traduce in un maggiore esborso finanziario, dovrebbe poi tradursi anche in un maggiore incasso in caso di vendita o rimborso finale del titolo. Ciò però avverrà solo se l'Indice europeo armonizzato dei prezzi (escluso tabacco), subirà continui aggiustamenti al rialzo, segno di una dinamica dei prezzi in aumento (come nella stragrande maggioranza dei casi). Nel caso, però, di prezzi in ribasso (cioè di deflazione) il meccanismo di indicizzazione si capovolge e il fattore moltiplicativo (il 10% del nostro esempio iniziale) può ridursi e addirittura arrivare a zero. Non può però diventare negativo. Ciò in pratica significa che il prezzo di rimborso non può mai essere inferiore a 100, ma può invece diminuire da valori superiori.
Riprendendo l'esempio iniziale: nel caso di diminuzione dell'indice di inflazione da 110 a 100, il BTpi originariamente acquistato a 97 x 110% = 106,7, sarà venduto a 97 x 100% = 97 con una perdita in conto capitale di 9,70 nonostante il prezzo secco sia rimasto invariato. È da sottolineare che, sempre continuando con questo esempio, se l'indice di inflazione dovesse andare a 90 il prezzo di vendita rimarrebbe 97 x 100% = 97.
È evidente, quindi, che in scenari economici come quello attuale, con una previsione di forte recessione e di discesa dei prezzi, il rischio di acquistare i BTpi è quello di vedere progressivamente eroso l'"accumulo" di inflazione degli anni precedenti, vedendosi ridurre il valore incassabile in caso di vendita o rimborso. È altresì evidente che in caso di deflazione, i titoli inflation linked emessi da poco hanno un accumulo minore e quindi minori perdite potenziali.
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